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Lo smart working fa bene a tutti

Da qualche anno si sente parlare di smart working o di lavoro agile nella traduzione italiana e il Senato lo scorso maggio ha approvato una legge in materia per regolamentare questa nuova forma di lavoro.

Ma come funziona lo smart working e cosa comporta?

Il lavoro agile è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato da assenza di vincoli orari e spaziali e da un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi. Fondamentale in questa modalità di lavoro è l’accordo tra datore di lavoro e dipendente. Se da una parte è richiesta maggiore flessibilità e fiducia nei confronti dei lavoratori, dall’altra è richiesta assoluta trasparenza.

Lo smart working è nato per favorire la vita del lavoratore e accrescere la sua produttività. In inglese si parla di work-life balance, ossia di equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. E mai come oggi questo bisogno è urgente: l’iper connessione e l’utilizzo di social network in cui vita privata, familiare e lavorativa si intersecano, possono rendere difficile per una persona definire i confini tra le diverse sfere.

La gestione autonoma del proprio tempo deve servire anche questo, a recuperare spazio e tempo per sé, da dedicare ai propri interessi. Questa esigenza è ancora più forte per i Millennial, i nati tra il 1980 e il 2000, che nella ricerca del lavoro non si accontentano di un buono stipendio, ma vogliono un posto di lavoro che gli permetta un certo grado di flessibilità.

Ciò può avvenire solo con un cambio di prospettiva, mettendo al centro il lavoro svolto invece del luogo.

Con i contratti agili lo stipendio non aumenta, ma i giorni e gli orari possono essere discussi di volta in volta, garantendo fasce orarie di disconnessione.

Se i vantaggi per i lavoratori agili sono facilmente intuibili, un’azienda potrebbe chiedersi quali benefici potrebbe trarre dal non avere i propri dipendenti sempre a disposizione nei suoi uffici? Ecco i principali benefici del lavoro agile per le aziende:

  • taglio dei costi (mensa, acqua e caffè, luce, areazione e pulizie);
  • employer branding perché la migliore pubblicità per un’azienda è quella che fanno i dipendenti felici;
  • aumento della produttività dei lavoratori e dell’azienda;
  • modernità: un’azienda che mette in atto politiche di smart working è vista al passo con i tempi.

Diffusosi a partire negli Stati Uniti dagli anni 2000, in Italia è il 2017 l’anno che verrà ricordato per il lavoro agile. Dopo l’approvazione di una legge in materia, da novembre dello stesso anno è online una piattaforma a disposizione per le aziende che attuano contratti di lavoro smart.

Nonostante il ritardo della legge, in Italia sono già 250mila (il 7% dei lavoratori) le persone che possono scegliere come lavorare e con quali strumenti. In media hanno 40 anni e sono concentrati nel nord.

Di questi 250mila, solo il 42% ha però una posizione lavorativa smart strutturata da un contratto: il 7% di essi lavora nelle PMI, mentre il 36% è dipendente di imprese più grandi.

I numeri però sono costantemente in crescita, dal 2016 al 2017 si è registrato un aumento del 40% perché è finalmente chiaro che lo smart working porta benefici a tutti, aumentando la produttività dei lavoratori, ma soprattutto quella delle aziende.

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