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Welfare aziendale: pro e contro

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Capire se il welfare aziendale conviene realmente ad un’impresa è il primo passo da fare nel momento in cui si decide se adottarlo oppure no. Un buon consiglio è quello di stilare una lista di pro e contro cercando di valutare, da una parte, le reali esigenze dei dipendenti e, dall’altra, le condizioni dell’azienda stessa. Anche perché di vantaggi ce ne sono parecchi, ma spetta al datore di lavoro l’ultima parola!

Una politica di questo tipo, infatti, fa molto bene ai lavoratori, dato che fruiscono di tutta una serie di servizi e benefit (da ricordarsi che si tratta di una retribuzione diversa da quella della classica busta paga). Ma fa bene anche all’impresa che, andando ad investire sulle persone, ci guadagna in efficienza e redditività. Per poter prendere una decisione al riguardo, è importante considerare le due facce della stessa moneta, vantaggi e svantaggi. Vediamo qui di seguito quali sono i più rilevanti, sia per i lavoratori sia per le aziende.

Welfare aziendale pro e contro: il punto di vista del lavoratore

Nella politica del welfare aziendale, il protagonista assoluto è il singolo lavoratore. L’obiettivo principale è favorire e incrementare il suo benessere, cercando di aiutarlo a trovare un equilibrio tra la vita privata e quella lavorativa, il cosiddetto work-life balance. Per fare ciò, la soluzione ideale è gratificarlo e assecondare qualche sua esigenza, offrendogli una serie di servizi e benefit, di natura monetaria e non, in aggiunta alla tradizionale retribuzione in busta paga. Sono alcuni esempi i buoni pasto, i premi produzione, gli abbonamenti ai mezzi di trasporto, alla palestra, le agevolazioni in campo sanitario e tanti altri.

Da questi servizi, il lavoratore percepisce un beneficio a livello economico, organizzativo e personale. Un vantaggio ulteriore riguarda la parte fiscale, infatti su questi benefit c’è la totale detassazione sull’imposta. Di svantaggi non ce ne sono, ma molte persone non sono d’accordo con questa politica. Piuttosto che avere una serie di agevolazioni, sono interessate a ricevere più denaro in busta paga.

Il punto di vista dell’impresa

I vantaggi per l’azienda sono molteplici. Primo fra tutti, un incremento della produttività. Se i lavoratori si sentono più felici e soddisfatti vivono in un clima più favorevole e si sentono partecipi di un gruppo, lavorano meglio e in maniera più efficiente. Ma i lati positivi non terminano qui. Si va a creare una sorta di effetto domino, che porta alla crescita dell’azienda. Se tutti lavorano bene e sono più produttivi, si ottengono risultati migliori. Questo garantisce uno sviluppo maggiore nel tempo. Ultimo tema, ma non per importanza: con personale efficiente, qualificato e soddisfatto, si riduce il fenomeno del turnover e dell’assenteismo.

Passiamo agli svantaggi, se così si possono chiamare. Sicuramente investire in un piano di welfare aziendale è dispendioso. In termini di tempo, risorse umane ed economiche. Ma se il ritorno ha un valore maggiore dell’effort iniziale, ne vale senza dubbio la pena. Altro aspetto da considerare è sempre legato ai costi.

Welfare aziendale: conviene o non conviene?

Considerando sia gli aspetti positivi sia quelli negativi da entrambe le parti (lavoratori e impresa), c’è da sottolineare come i pro siano in assoluta maggioranza rispetto ai contro. Alla domanda “il welfare aziendale conviene o non conviene?” viene da rispondere in maniera affermativa: “sì, conviene”. Certo, spetta al datore di lavoro decidere e valutare le reali condizioni della propria azienda, ovvero se è possibile attuare una politica di questo tipo oppure no.

Qualunque sia la scelta, l’importante è informare bene i lavoratori su tutti gli aspetti da conoscere. Per seconda cosa, un buon consiglio è fissarsi un budget e fare una stima per le spese da intraprendere, in modo da non arrivare del tutto inconsapevoli dell’esborso al momento dell’erogazione del benefit.

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